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Cosa
si può chiedere a uno strumento di calcolo? Innanzitutto
di rendere più rapida l’effettuazione delle operazioni di calcolo
previste dalle formule: ciò è ottenibile anche da una delle più
semplici calcolatrice tascabili,
che pure, però, variano tra di loro quanto alle operazioni ammesse. Tralasciando
la praticità d’uso, un serio problema può essere costituito dalla
precisione prevista per i calcoli, cioè dal numero di cifre decimali
conservate durante il corso delle operazioni. Un altro problema, meno
rilevante, è collegato alle dimensioni del display
e quindi ai limiti di visualizzazione dei risultati, che, per alcune,
contempla, peraltro, come standard
la poco ‘immediata’ notazione scientifica. Si
può andare oltre: esistono oggi calcolatrici tascabili per così dire
specializzate, alcune delle quali sono dotate delle principalissime funzioni
statistiche (la media aritmetica, la deviazione standard, la
correlazione), mentre altre, programmabili,
consentono di impostare, sulla base della conoscenza di semplici regole di
linguaggio, la serie di operazioni desiderata, e cioè la traduzione
di una formula in una sequenza di istruzioni-macchina (programma). Specialmente con queste ultime si ha poi a disposizione
un vasto numero di aree di memoria,
dedicate cioè alla conservazione di dati (anche intermedi di calcolo), e
addirittura di dispositivi di memorizzazione permanente (di dati e
programmi) e di stampa (anche di funzioni grafiche). °
Il
computer incrementa in modo
consistente le potenzialità di applicazione di tecniche statistiche.
Senza entrare nel merito di concetti, neppure basilari, di informatica, si
ricorda l’esistenza di software
variamente utilizzabile. Si fa riferimento, nello specifico, a programmi
per la gestione di database (cioè
di arhivi dati, le cui modalità di memorizzazione dei dati e poi di esportazione degli stessi vanno opportunamente comparate con le
modalità operative di altro software
per così dire ricevente), programmi di foglio
elettronico (spreadsheet, in
sé dei database in forma di
tabelle, dotati di ampie funzioni di calcolo, anche statistico e di
rappresentazione grafica, anch’essi capaci di esportare ed importare
dati), software statistico vero e proprio (di cui esistono pacchetti a
potenzialità molto differente in termini di numerosità dei dati
trattati, numero e tipo di funzioni statistiche, possibilità di fungere
anche da database,
programmabilità e, infine, praticità d’uso specie nella gestione delle
funzioni grafiche), software
applicativo specifico (rivolto alla gestione di particolari procedimenti
propri di discipline specialistiche, come ad es. l’epidemiologia). Anche
per i computer e per il relativo
software rimane, ancorché
ridotto, il problema della precisione di calcolo. Ma il problema più
grosso, anzi il pericolo, è legato proprio alla maneggevolezza dello
strumento informatico: il rischio è di introdurre ‘spazzatura’, di
muoversi senza cognizione di causa e di ricavare quindi alla fine sempre
‘spazzatura’, purtroppo in una veste molto accattivante. In sostanza,
i benefici della maneggevolezza, per uno ‘statistico in erba’,
dovrebbero essere riservati al dominio dell’apprendimento della
statistica, che viene ad essere facilitato sotto il profilo operativo
ricavandone maggior tempo ed opportunità per un ineliminabile studio
della materia e, all’atto dell’indagine, per un altrettanto
ineliminabile approfondimento preliminare dei dati e conclusivo dei
risultati.
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